lunedì 7 dicembre 2009

The Final Trip "Il Turista Solitario"

È passato più di un mese dall’ultima volta che ho scritto, a causa di tutti i lavori di gruppo e le presentazioni per tutte le materie che hanno richiesto tanto tempo e tanto impegno.
Due corsi sono finiti, e alla fine di questa settimana finirò anche gli altri due che mi mancano.
Archiviato l’argomento università, c’è da dire che quest’ultimo mese è volato via con una velocità impressionante, ma sono sicuro che non sarà nulla in confronto agli ultimi giorni cinesi che mi aspettano.
Come già preannunciato infatti, fra una settimana esatta partirò per il mio viaggio attraverso tutta la Cina con ogni mezzo possibile: treni, aerei, barche, autobus e biciclette.
Il 14 Dicembre partirò con un treno notturno da Beijing alla volta di Shanghai, e da qui comincerà il mio viaggio che prevede l’arrivo a Shenzhen dove sarò ospitato da una amica cinese incontrata in Cambogia che mi ha accolto in Cina con un senso dell’ospitalità fuori dal comune, o forse solo un’ospitalità cinese che lascia sorpresi noi “occidentali”.
Da qui raggiungerò l’ex colonia inglese di Hong Kong con i suoi grattacieli e le corse dei cavalli e da qui visiterò Macau con i suoi casinò e cibi portoghesi.
Poi ritorno alla Miainland China attraverso Hong Kong e Shenzhen per raggiungere Guilin, da cui con una barca di canne di bambù arriverò agli splendidi paesaggi di Yangshuo e Xinping con i loro picchi che si affacciano sul fiume Li
per poi giungere alle risaie di Longsheng pedalando tra gli splendidi paesaggi di una terra rurale dimenticata dal tempo.
Dopo un meritato riposo in queste terre divine ci sarà da tornare al nord, a Chengdu nel Sichuan dove non posso non andare a far visita al più grande Buddha al mondo a Leshan, mentre tornando verso Chengdu andrò a trovare una cinquantina di panda, grandi e piccoli che si possono abbracciare (gli adulti) o tenere in grembo (i cuccioli). Per festeggiare Natale e Capodanno probabilmente farò entrambe le cose.
Ultima tappa del viaggio prevede la visita di Xi’an e i suoi guerrieri di terracotta per poi tornare a salutare Beijing per gli ultimi giorni prima del mio ritorno in Italia.
Qui probabilmente si concluderà il mio blog, ma un domani, chissà…forse questa terra, o queste terre che visiterò nel viaggio, mi richiameranno a sé, con più forza e insistenza o forse semplicemente mi mancheranno e sarò costretto a tornare qui.

domenica 1 novembre 2009

Studio!

Scusate se non aggiorno il blog da tanto, ma purtroppo avevo 10.000 cose per la testa, e in più sono partiti tutti i lavori di gruppo per cui devo scrivere davvero tanto al computer e in inglese, ciò implica che dovendo scrivere tanto per necessità, mi passa la voglia di scrivere per passione.
Queste settimane ho avuto parecchio studio e quindi non sono riuscito a visitare molti posti interessanti.
Come se non bastasse da una settimana a questa parte è arrivato l’Inverno con la i maiuscola e oggi, primo Novembre nevica!
Nonostante questo, qualche giro interessante l’ho fatto e per esempio sono salito sulla Muraglia per la seconda volta, finalmente con un bel sole e ho finalmente visitato la Città Proibita che prima della festa in pompa magna del 1° ottobre erano decisamente inagibili.
Intanto tra una lezione e un lavoro di gruppo si sta concretizzando sempre di più il viaggio di fine corsi attraverso tuuuuuuta la Cina che dovrebbe durare circa una ventina di giorni.
Scenetta simpatica per le vie del centro.

martedì 13 ottobre 2009

Parte 2-Cambogia, Templi e Bimbi

Avevo ancora impresse in mente le immagini delle spettacolari cascate di Erawan quando prendo il volo che mi porterà in Cambogia.
Arrivo a Phnom Penh nel pomeriggio, mi sistemo per la notte e mi guardo un po’ intorno, ma nella capitale c’è ben poco da vedere.
Il giorno dopo di prima mattina prendo il pullman che mi porterà a Siem Reap per vedere i famosissimi templi di Angkor e nelle sei ore che trascorrono prima di arrivare assisto a dei paesaggi in cui la natura assume tonalità di verde impensabili per l’occhio occidentale così abituato al grigio delle città.
Appena arrivato a Siem Reap riesco solo a vedere l’Angkor Wat e uno splendido tramonto dopo il quale mi avvio verso il centro città in un ristorante all’aperto dove mangiare.
Al ristorante incontro una coppia austriaco-olandese e alcune ragazze conosciute in giornata che si fermano con noi per bere qualcosa dopo cena.
Uno dei vantaggi di viaggiare da soli è proprio il fatto che si è propensi a conoscere gente nuova, per riuscire a farsi fare delle foto nei diversi posti, semplicemente per parlare con qualcuno o per bere e mangiare qualcosa insieme.
Comunque vada si incontrano persone sempre disponibili, simpatiche e con un sacco di storie o esperienze da cui imparare!
La sera mi devo congedare presto dal gruppo appena formato perché il programma del giorno dopo prevede una sveglia alle 4 del mattino per poter fotografare l’alba levarsi dall’Angkor Wat.
Una volta immortalata l’alba all’Angkor Wat approfitto dell’ora (6 del mattino circa) per visitare i templi prima che vengano assaliti dai turisti. Riesco a vedere quasi tutti i templi migliori in solitudine, soltanto io, i templi e la natura che ci circonda.
Ricomincio la visita dopo una breve pausa e completo la visione di tutti i templi più belli e suggestivi di Angkor scortato come sempre dal mio accompagnatore in motocicletta indispensabile considerate le dimensioni dell’area dove risiedono più di un centinaio di templi che furono eretti da diverse dinastie Khmer che furono poi abbandonati e dimenticati nel mezzo della giungla.

La natura durante gli anni ha fatto il suo corso e si è riappropriata come poteva degli spazi che una volta le appartenevano e così, una volta che i templi furono riscoperti, lo stupore per la scoperta lasciò lo spazio alla meraviglia della fusione tra opera d’arte umana e naturale che si fondono armonicamente.


La sera ritrovo il gruppo della notte precedente con cui ci eravamo dati appuntamento per mangiare insieme e tra un discorso e l’altro la coppia austro-olandese mi mostra le foto che hanno realizzato in un orfanotrofio durante la giornata e mi consigliano di andarci se ho un po’ di tempo perché ne sarebbe valsa la pena.
Appena arrivo all’orfanotrofio con la motocicletta vengo assalito da una marea di bambini sorridenti e felici che sono ansiosi di chiedermi in un perfetto inglese ogni tipo di domanda.
Tra queste mi chiedono di fare una partita di pallone con loro e ovviamente accetto.
Non ho mai giocato a calcio in vita mia, il campo era un misto di terra e acqua con prevalenza acqua, a 5 minuti dall’inizio è cominciato a piovere e non avevo neanche un centimetro del mio corpo asciutto, ma non mi sono mai divertito tanto in vita mia.
Dopo 2 ore di bagni nel fango siamo tutti un po’ stanchi e mentre i più grandi decidono che è giunto il tempo di una bella doccia, i più piccoli non vogliono rinunciare ad un ultimo vero bagno nella piscina artigianale offerta da madre natura.
Prima assisto da spettatore a tutti i tuffi e le capriole dei più piccoli, poi ne divento complice dopo che mi viene chiesto di fare da trampolino umano.

Finiti i giochi d’acqua (e di fango) arriva il proprietario che ci offre il pranzo e ci spiega (il guidatore di motocicletta mi fa da interprete) come funziona all’interno dell’orfanotrofio, come è organizzata la casa, come sono programmate le giornate e ci spiega che tutti i bambini (37) vanno regolarmente a scuola. C’è chi segue delle lezioni direttamente lì e chi invece frequenta la scuola pubblica vicina.
Dopo pranzo a malincuore è il momento di congedarmi e quando i bambini capiscono mi inseguono con dei disegni fatti da loro, braccialetti e altri pensierini che vogliono assolutamente regalarmi.
Pieno di gioia, pensierini, disegni e anche un po’ commosso mi allontano mentre tutti mi salutano con la loro manina alzata.
Con queste immagini nella mente e nel cuore lascio la Cambogia e finisco qui il mio racconto.

lunedì 12 ottobre 2009

Parte 1-Thailandia “La Terra del Sorriso”

Sono costretto a dividere il mio viaggio in Thailandia e Cambogia in due capitoli perché ci sono troppe foto da mostrare e troppi racconti che altrimenti rischierebbero di annoiare il lettore distratto in un articolo troppo lungo.Le prime due cose che mi accolgono all’arrivo a Bangkok sono un aeroporto tra i più belli e all’avanguardia a livello mondiale e un caldo umido che ti appiccica i vestiti addosso fin dal primo momento.
Dopo essermi sistemato in uno dei posti più centrali di Bangkok, la Silom Road, comincio subito a perlustrare i dintorni e mi imbatto quasi per caso nel Pat Pong, un mercato notturno che vende di tutto.
Tra le solite bancarelle di magliette e altri souvenir non è difficile intravedere meravigliose ragazze in bikini che ti invitano ad entrare in uno dei numerosi locali che costeggiano la via.
Ripreso dalle visioni della notte precedente impiego l’intera giornata per raggiungere il Parco Naturale di Erawan con le sue cascate mozzafiato a 7 livelli: prendo due autobus locali pieni di gente in cui sono l’unico straniero a bordo e all’ultima fermata di Erawan sono l’unico a scendere.
Arrivo che è già buio ma per fortuna le guardie forestali mi presentano il catalogo delle sistemazioni e scelgo una tenda, una coperta e un cuscino per un totale di circa 1 euro.
Sistemato il tutto, crollo dal sonno e non faccio neanche caso a dove sistemo la tenda.
Al risveglio mi ritrovo circondato da un paesaggio meraviglioso: sono ai margini del fiume Kwai, circondato dalla natura e con un sole che prefigura una splendida giornata.
Come in un videogioco comincio dal 1° livello fino ad arrivare dopo un’ora di salita al 7° salto e il cuore sembra scoppiare, per lo sforzo e la meraviglia che offre il paesaggio.
Da qui comincio con calma la discesa e mi godo ogni singolo salto delle cascate con rinfrescanti bagni e qualche foto scattata dai numerosi visitatori thailandesi e turisti.
Torno dal Parco Naturale di Erawan dopo aver conosciuto almeno una cinquantina di persone, più di 500 foto da quando sono partito e un sacco di indirizzi e-mail a cui mandare le foto durante la discesa.
Il ritorno a Bangkok e i successivi giorni mi permettono di conoscere meglio: il caotico e colorato traffico di Bangkok, effettuare una gita sul Chao Phraya da cui vedere tutti i grattacieli che dominano sulla città, usare l’avvenieristico Skytrain che da pochi anni collega tutta Bangkok e fare anche un salto al mercato notturno di Suan Lum dove si può trovare davvero di tutto.
In conclusione la Thailandia è un paese che mi ha colpito molto e dove tornerei volentieri, anche perché in pochi giorni non è possibile godere di tutte le meraviglie che la “Terra del Sorriso” può offrire.

giovedì 1 ottobre 2009

Summer Palace, Party, Zoo, Thailand-Cambodia

Questa settimana prima presentazione e primo Case Analysis per l’esame di “Doing Business in China”. Abbiamo lavorato tutti sodo e alla fine i feedback sono stati ottimi, quindi possiamo considerarci soddisfatti.
Approfittando del bel tempo abbiamo visitato (Io e Kimmi, Julia&Gunnar) il Summer Palace di Beijing che nonostante le dimensioni mastodontiche che occupa con il suo lago (il parco circostante disseminato di templi nei posti più inaspettati e il Palazzo d’Estate stesso) offre al turista una sensazione di calma e armonia che pervade anche il visitatore più distratto.


Questa settimana non sono mancate né feste né serate fuori, forse anche per questo è sembrato che il tempo volasse via così rapidamente: sembra passato pochissimo dai primi giorni pechinesi e invece ormai è già da un mese che sono qui!
Era dai primi giorni che volevo andare a visitare lo Zoo di Beijing e finalmente i giorni scorsi siamo riusciti nell’ardua impresa. È importante precisare che lo Zoo è davvero grandissimo e pieno di animali di ogni tipo (Panda Giganti, Tigri Bianche, Elefanti, Giraffe) però per visitarlo è necessario riuscire a superare i momenti di tristezza dovuti alle condizioni degli animali e delle loro gabbie: essere in buona compagnia è un prerequisito fondamentale.
Questa settimana non mi sono risparmiato neanche il parco di Yuanmingyuan vicino all’università con le sue splendide rovine e il Silk Market, un mercato del falso all’interno di un palazzo di 7 piani dove tutti cercano di venderti di tutto a prezzi esagerati, e una volta contrattato esci con sacchi pieni di ogni genere di mercanzia a prezzo stracciato.

Ora scusatemi ma devo scappare, per le vacanze nazionali cinesi (si festeggia il 60simo anniversario della Cina e la festa di metà autunno) ho deciso di andare in Thailandia e Cambogia e parto tra poco…a breve arriverà un racconto anche su questo.

lunedì 28 settembre 2009

Beida

Questa settimana sono cominciate le lezioni alla Beida, l’Università di Beijing: possiamo frequentare qualsiasi lezione per poi decidere quali ci sembrano più interessanti e poterle seguire per il resto del semestre. L’idea di poter “sbirciare” ogni lezione è davvero allettante e fin da subito comincio a seguire quasi ogni corso tra quelli che ci vengono offerti. Il risultato è facilmente intuibile, infatti già da mercoledì pomeriggio comincio ad accusare la stanchezza per tutta questa cultura assimilata in così poco tempo.
Questo semestre seguirò:
-Chinese Economy, ovvero uno sguardo alla “China in transition” attraverso gli anni fino ai giorni nostri.
-Doing Business in China che analizza in modo molto pratico la possibilità di intraprendere un’attività in Cina cercando di comprendere il contesto socio-culturale con cui ci si deve necessariamente confrontare.
-Information Economics è un corso che si occupa di leggi sulla proprietà privata, internet e sulle informazioni come bene di scambio.
-Primary Business Chinese il nome dice tutto, finalmente imparerò più di qualche parola di cinese anche perché il corso è di 4 ore la settimana!
Con l’inizio delle lezioni non ho potuto fare a meno di provare la mensa universitaria e anche se a primo impatto certi piatti possono spaventare o semplicemente sembrare molto stravaganti vi si può mangiare davvero bene spendendo davvero pochissimo (la media per un pasto completo e abbondante si aggira intorno ai 4yuan, 40 centesimi di Euro)

Questa settimana la casa accoglie un nuovo ospite americano, si tratta della migliore amica di Sophia, che inizialmente doveva rimanere una settimana, ma dimenticando il passaporto nel taxi la prima notte di follie, ci onorerà della sua piacevole presenza anche la prossima settimana di sicuro.

Fine settimana particolarmente intenso, si comincia con il BeerPong, in cui lo scopo è essenzialmente quello di bere litri e litri di birra ma che assume le vesti di gioco dal momento in cui devi centrare con una pallina da ping pong dei bicchieri di birra avversari, posti ad una certa distanza, fino a che non rimangono più bicchieri sul tavolo.

Dal BeerPong al Party in casa nostra il passo è decisamente corto, troppo corto e difatti sebbene sia stato indimenticabile sotto molti punti di vista, non si prevedono molte altre feste a casa nel prossimo futuro (qualcuno attribuisce la colpa della fine a una serie di foto scattate durante la serata che hanno fatto il giro del web troppo velocemente).
L’ultima parte del week-end è trascorsa tra montagne impervie, fucili e riso con pesce fresco, ma niente paura si trattava solo di una partita a paintball e una deliziosa cena a base di sushi con il resto della truppa, dove ogni piatto ordinato ti garantiva un piatto identico in omaggio: una scorpacciata così di sushi, non l’avevo mai fatta.

venerdì 18 settembre 2009

Sul Tetto del Mondo

Questa settimana sono stato in Tibet.

Prima di dire qualsiasi altra cosa:WOW!!!

È stato tutto spettacolare, incredibile e assolutamente MAGNIFICO!

Ma cominciamo con calma:


Day 1: Siamo sull’aereo per Lhasa (Io e Julia) e già in prossimità dell’arrivo, tra le coltri di soffici nuvole bianche che circondano tutto quanto sotto di noi, spuntano delle cime di quelle che sono le montagne più alte del mondo: uno spettacolo davvero curioso e inaspettato.

Sempre dall’aereo prima dell’arrivo a Lhasa, altri paesaggi da sogno colpiscono la nostra attenzione, ma il sogno si trasforma presto in realtà una volta a terra.




Appena giunti all’aeroporto siamo accolti calorosamente dalla guida tibetana e dall’autista che ci accompagneranno per questi giorni alla scoperta del Tibet e già dal tragitto dall’aeroporto a Lhasa, capiamo che siamo in un paese in cui ogni singolo istante è portatore di calma e serenità.

Sulla strada le stupende montagne in lontananza si confondono e mescolano con i fiumi che ci affiancano durante il tragitto.

Sembra di stare in un altro pianeta, ovunque volgi lo sguardo rimani incantato: persone, animali, paesaggi, tutto sembra non appartenere a questo mondo.

L’altitudine a Lhasa non è da sottovalutare (3650m sul livello del mare) e infatti il mal di testa dovuto alla forte pressione, mi accompagnerà per diversi giorni come un fedele ma indesiderato compagno di viaggio.



Day 2: Siamo andati al Potala Palace, che domina la città spiccando dalla vetta di una montagna.

Eravamo seduti in macchina tra strade caotiche a causa del traffico e tutto d’un tratto svoltiamo in una strada e ci troviamo di fronte a questo “colosso”, questa montagna apparentemente viva e brulicante di persone che costituisce il palazzo.

Una volta entrati ad ogni passo si poteva respirare un’aria di profonda sacralità a causa di tutte le cappelle, i luoghi di preghiera appartenuti ai differenti Dalai Lama, le infinite statue dei Buddha e i profumi di incenso che invadono ogni stanza.

Dal palazzo ogni tanto si aprono degli scorci o delle finestrelle che si affacciano all’esterno e incantano il distratto turista di passaggio ammaliandolo con paesaggi da 1000 e una notte e montagne a perdita d’occhio.







Day 3: Oggi sveglia presto per raggiungere il Namtso Lake, durante il tragitto (4 ore) abbiamo attraversato paesaggi indimenticabili, valicato il passo di La Ken La con i suoi 5190m sul livello del mare e il mio fedele mal di testa ha deciso di rafforzare il nostro controverso rapporto fino al ritorno a Lhasa.

Arrivati al Namtso Lake si rimane colpiti dalla fusione tra un lago così grande da sembrare un mare, e tutte le montagne circostanti innevate a tratti.










Day 4: Giornata dedicata a visitare il meraviglioso Palazzo d’Estate, il Museo Tibetano e altri monasteri come il Sera Monastery (uno dei più grandi in Tibet).

Dopo tutti questi luoghi più o meno sacri, abbiamo fatto diversi giri per il centro città, tra bancarelle di ogni tipo, monaci tibetani nel consueto abito rosso-arancio e devoti in preghiera ad ogni ora del giorno.


Day 5: Tira un’aria di malinconia, il sole e le montagne di tutti questi giorni hanno riempito i nostri occhi di paesaggi stupendi e vorremmo rimanere qui per sempre invece di tornare a Beijing: prima di ripartire abbiamo fatto tappa un’ultima volta al Potala Palace che mi ha letteralmente stregato, tanto che ogni giorno sentivo il bisogno di passarci vicino rimanendo spesso incantato ammaliato da questa “montagna vivente” statica e dinamica al tempo stesso.


In conclusione sono rimasto stregato da questa terra, il viaggio è stato fantastico e ho cercato di salvare nella mia memoria ogni singolo istante e ogni paesaggio o persona incontrate sul cammino.

È stata un’autentica purificazione passata attraverso il corpo e giunta fino all’anima.